martedì 20 settembre 2011

Vivian Maier

L'occhio di Vivian, la bambinaia rivela la triste America di strada

"Vivian Maier, nata in Francia e residente a Chicago negli ultimi 50 anni è morta serenamente lo scorso lunedì. Seconda madre di John, Lane e Matthew. Uno spirito libero che ha magicamente toccato le vite di chi la conosceva. Critica cinematografica e straordinaria fotografa".
Queste sono le poche parole che John Maloof è riuscito a trovare nel 2009 digitando "Vivian Maier" su Google.
John, giovane agente immobiliare,ma fotografo per passione è in cerca di materiale fotografico per la scrittura di un libro sui quartieri di Chicago quando si imbatte ad un'asta in quarantamila negativi, dei quali circa 15mila ancora all'interno di rullini non sviluppati e li acquista.
Dietro ad ognuno c'è scritto solo quel nome di donna.
Non appena John sviluppa i negativi realizza l'enorme talento che si cela in quegli scatti.
Decide così di pubblicare parte delle foto nel suo blog e,tramite esso,cerca di ottenere informazioni sulla Maier e fondi per finanziare un libro e un film sulla di lei misteriosa vita.
Di Vivian si sa molto poco.
E' una delle tante francesi emigrate a New York negli anni '30.
Il primo lavoro lo trova come come commessa in un negozio di caramelle e diventa bambinaia quando,nel decennio successivo, si trasferisce a Chicago.
Quando ha qualche momento libero dal lavoro Vivian scatta foto con la sua Rolleiflex K8 T1 biottica medio formato.
E ne scatta veramente tante.
E' appassionata di cinema e teatro.
Porta i capelli corti e indossa scarpe maschili,chi la conosce la descrive come taciturna ,misteriosa, socialista, femminista e anti-cattolica.
Percorre le strade della sua città,Chicago,scattando foto alle persone che incontra.




Gli scatti sono rigorosamente in bianco e nero e, per la scelta dei soggetti e lo stile, a volte ricordano quelli di Diane Arbus.
Vivian ritrae un ventennio di storia americana,anziane impellicciate che la guardano male, uomini che fumano, bambini che piangono,giovani che si tengono per mano.
Delinea così un piccolo mondo di personaggi e piccoli gesti comuni,ma stralunati,sghembi e contribuisce ad aprire la strada alla street-photography.





In un suo articolo Maria Vittoria York scrive:
"Gli esseri umani di Vivian, anche se in due dimensioni e in scala di grigi, pensano, gridano, piangono, ridono, vivono momenti di umanità infinita e i loro sguardi restano immortali. Vivian sapeva riconoscere il momento e coglierlo nel momento stesso in cui l’emozione accadeva, insomma, un’artista pura che tanto aveva da dire. Vivian è morta due settimane prima che il suo scoprirtore rintracciasse il suo indirizzo, mai saprà della gioia che ha potuto dare a tutti quelli che guardano le sue immagini e mai saprà quanto l’improbabile sia bello".
E' possibile seguire il lavoro della Maier su : www.vivianmaier.blogspot.com/.



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